Sua Maestà il Peperoncino ha felicemente compiuto il sedicesimo anno
di età e i sudditi lo hanno festeggiato solennemente a San Simone,
frazione di Crispiano, cittadina in provincia di Taranto. Il
ciambellano, Alfredo De Lucreziis, affaccendato in uno stand che
dispensava “fecazzedde” con la collaborazione di una nutrita
corte di collaboratrici, regalava sorrisi alla vista di quel
pellegrinaggio proveniente da paesi vicini e lontani.
Alcuni hanno
voluto rendere omaggio al sovrano mettendosi al volante a Milano, e
non perdevano occasione per dichiararlo,mentre affondavano il
cucchiaio in una zuppa al peperoncino preparata dallo chef Simone
Rodio, insegnante alla Scuola Alberghiera Di Crispiano e supervisore
di tutti i piatti serviti durante la cerimonia. Davvero tanti: dalla
trippa alla pasta con i fagioli…spolverati di habanero e altri
nobili diversamente infernali, che i più patiti cospargevano
addirittura sulle mozzarelle, sul cioccolato e nel caffè, spiegando
che non era una stranezza, ma un uso risalente ai tempi di
Matusalemme. E non dico delle discussioni che gruppi di vassalli
(“habsit injuria verbis) intrecciavano sul festeggiato nelle due
piazzette, nei parcheggi, davanti al palco dove teneva la scena il
simpatico e valente cabarettista Gianni Caroli, che, presentato dal
brillante Giorgio Di Presa, poeta raffinato di professione erborista,
raccontava la sua storia del Peperoncino imparentata più con la
fantasia e con il paradosso che con la realtà dei fatti. Vera invece
– blaterava il solito saputello, smilzo come il personaggio di
Guareschi in “don Camillo” – la potenza stuzzicante del
peperoncino in certe attività naturali, dettagliando al punto che un
signore pudico, riservato, con due nipotini e la moglie al seguito,
ha avuto un tale sussulto da rischiare il soffocamento per una
polpetta andatagli di traverso. Poi, superando senza danni il momento
critico, ha sollevato gli occhi quasi per dire “Sire, quante
sciocchezze nel tuo nome”.
Michele Annese, già costruttore-direttore della Biblioteca “Carlo
Natale”, e ora psicopompo dell’Università del Tempo Libero e del
Sapere, che ha come presidente Silvia Laddomada, ascoltava divertito
e incredulo la discutibile lezione del solone impertinente, che vanta
ovunque molti adepti. Intanto il fiume umano scorreva gorgogliando da
un capo all’altro della strada, ramificandosi verso lo stand del
professor Massimo Biagi, docente all’Università di Pisa ed esperto
collezionista di peperoncino.
Nel suo spazio decine e decine di
scodelle affiancate su un grande tavolo contenevano i tipi più
svariati, di cui il professore illustrava l’origine, le qualità,
le caratteristiche….rispondendo a tutte le domande dei visitatori.
Descriveva il Pimento del deserto, l’esemplare più raro, che
custodisce gelosamente, respingendo ogni richiesta da ogni parte del
mondo; il Caroilna Reaper, il più piccante, vincitore del Guiness
dei Primati 2013; il Moruga Scorpion giallo; il Trinidad Moruga
Scorpion, dalla piccantezza cosiddetta “nucleare”; il Dente del
Coyote, una sua creazione…. Alto, barbetta e baffetti bianchi su
una bella faccia severa, Biagi ha soddisfatto anche le nostre
curiosità, sottraendosi per un momento all’assedio della gente.
Una serata ricca di colori, di luci e di suoni, con qualche
piccola, marginale delusione, come quella di: un ometto sui settanta,
le guance e il collo rivestiti di una peluria argentea, il passo
stentato, che brontolava con il vicino per aver cercato invano un
titolo sul peperoncino sul banco dei libri. “Hanno dimenticato di
portarne: ti sembra una giustificazione accettabile? In una occasione
come questa manca proprio quel libro! Accidenti. Mi hanno riempito la
testa con i poteri anche terapeutici di questo diavoletto e volevo
saperne di più; invece mi è stato proposto un volume sui racconti
del bicchiere, che saranno pure interessanti, ma che non c’entrano
con quello che volevo io?”. L’accompagnatore gli ha offerto una
“fecazzedde” e gli ha mostrato un cestaio, Mimmo Calò, di
Uggiano Montefusco, che stava realizzando un panierino; e un carretto
che fra l’altro schierava una decina di Totò con il fischietto,
ispirati ad altrettanti film del principe De Curtis, che con il
comico non voleva avere a che fare: “Lui lavora e io mangio”,
sosteneva.
A notte inoltrata le lampade si sono spente, gli stand sono stati
chiusi, le magliette nere con la scritta “Io amo il peperoncino”
sono state riposte e gli orchestrali hanno chiuso gli strumenti nelle
custodie. E tutti hanno ripreso la via di casa, soddisfatti:
organizzatori, addetti, abitanti, turisti. Con un meritatissimo
grazie ad Alfredo De Lucreziis, presidente dell’Associazione “Amici
da sempre”, che da ben 16 anni danno vita a questa iniziativa. Due
giorni, 5 e 6 settembre, di sana allegria. Arrivederci al prossimo
anno. A proposito, con quale materiale gli “Amici da Sempre”
realizzeranno a Natale il loro tradizionale, spettacolare presepe?
Ricordiamo sempre con ammirazione quello con i biscotti scaduti.
Franco Presicci