Il governo Renzi, con il decreto “Sblocca Italia” (legge
164/2014), ha dato il via libera a compagnie multinazionali del
petrolio, di effettuare prospezioni geofisiche e successivamente
perforare i fondali del mar Jonio, del mare Adriatico e del Canale di
Sicilia.
Una delle risorse del nostro territorio e della Puglia intera è il
mare, con le sue coste. Sembra proprio che il turismo italiano ed
europeo se ne siano finalmente accorti. Infatti cresce ogni anno la
presenza in estate di vacanzieri provenienti dai grandi centri
urbani, dal nord dell’Italia e dal nord Europa. Le sue acque
limpide e le gradazioni dell’azzurro staccano netti sulla linea
dell’orizzonte: con il cielo terso delle giornate di pieno sole
dell’estate pugliese, diventa salutare già osservarlo per un po’.
E’ meraviglioso! Dove la linea di costa sabbiosa si allunga e si
perde in lontananza, lì è il trionfo dello spazio e
dell’equilibrio. Riceviamo elogi e riconoscimenti da turisti, per
la bellezza e la naturalità delle spiagge, ideale per le famiglie; e
per l’aspetto paesano e rurale delle nostre località marine.
Ma tutto questo è seriamente minacciato. Questo ecosistema naturale
ed antropico può essere gravemente danneggiato da un momento
all’altro, con conseguenze dolorose per l’economia delle nostre
popolazioni e nefaste per l’ambiente naturale.
Da diversi mesi si oppongono associazioni, cittadini, istituzioni,
chiesa locale, parlamentari. <<E’ un fronte trasversale, che
non conosce distinzioni geografiche e tantomeno politiche […]sei
Regioni hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale […],
ultimo in ordine di tempo è stato il Veneto … si unisce a
Lombardia Campania, Abruzzo, Marche e Puglia. […] In Abruzzo a
sostenere le battaglie contro le trivellazioni ci sono anche i
vescovi: assieme ai colleghi del Molise hanno sottoscritto una nota
in cui si accusa il governo di non tenere conto della contrarietà
delle popolazioni locali […] e chiedono l’emergere di una
biociviltà che preferisca la vita al lucro, la cooperazione alla
competizione >> (da Repubblica, giovedì 22 gennaio
2015). Questo fronte ampio di governatori di queste regioni, uniti
con numerosi sindaci pugliesi; la Provincia di Lecce, la Provincia di
Crotone, si sono opposti decisamente a questa forma di arroganza del
governo Renzi, che favorisce le grandi compagnie petrolifere, i cui
proventi vanno fuori dell’Italia a fronte di effimeri benefici e
contributi, e rischi enormi di disastri ambientali; mentre esautora
le Regioni della giurisdizione sul proprio territorio. << Si
calpestano le competenze regionali, ha spiegato il presidente Luca
Zaia (Veneto ndr), in materia di governo del territorio, turismo e
salute. [… ] Benefici economici irrilevanti>> (ivi).
Ce lo hanno ricordato alcune inchieste televisive sul petrolio della
Basilicata (Presa Diretta, Piazza Pulita), dell’alta valle
dell’Agri, riguardo alle preoccupanti alterazioni del paesaggio
appenninico, del suolo e dell’aria, che non si possono ripagare con
alcuni benefici occupazionali e di royalties per Comuni e Regione.
Tutto è in contrasto con gli orientamenti generali delle Nazioni
Unite, dell’Unione Europea, in materia di tutela dell’ambiente
naturale, del riscaldamento terrestre, dei programmi in vista di una
riduzione dei combustibili fossili del 40% prevista per il 2030.
Le più grandi associazioni ambientaliste italiane: dal WWF al
Touring Club Italiano, da Lega Ambiente al FAI, da Greenpeace Italia
all’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, hanno redatto un
documento, l’ <<Agenda ambientalista per la ri-conversione
ecologica del Paese>>, dal quale chiedono, tra l’altro,
di rivedere “le disposizioni del Decreto Sblocca Italia (dl.
133/2014) […] delle attività di prospezione, ricerca e
coltivazione di idrocarburi”. In questo documento si dice:
<<Bisogna essere innovativi e coraggiosi nel pensare e
realizzare il nostro comune futuro, fuori dalle logiche dei “due
tempi” – in un tempo per l’economia e un tempo per l’ambiente
– e dei due forni – perché non c’è riscatto e dignità
sociale senza il rispetto dei diritti costituzionali alla tutela
della salute e dell’ambiente. Sono le grandi sfide che derivano
dal contesto internazionale e da quello europeo che ce lo chiedono,
come è stato confermato dalla sessione speciale sul clima dell’ONU
del 23 settembre scorso”.
<< Vogliamo dare una risposta a quello che consideriamo
l’appello di Dio in merito alla situazione urgente e dannosa del
riscaldamento globale». “Lo afferma una dichiarazione di alcuni
vescovi cattolici riuniti a Lima nei giorni della XX Conferenza delle
parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento
climatico (COP20), svoltasi nella capitale peruviana dal 1° al 14
dicembre scorso. […]La denuncia dei vescovi è molto chiara: «La
responsabilità principale di questa situazione ricade sul sistema
economico globale dominante, che è una costruzione umana», e di
cui si costata il «fallimento sistemico». Altrettanto chiare ed
esigenti le richieste contenute nel documento, tra le quali: porre
fine all’utilizzo dei combustibili fossili e rendere accessibili a
tutti le energie rinnovabili […]” (da: Il Regno documenti, EDB
Bologna, n°5 2015).
Mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, in un convegno della
Conferenza Episcopale pugliese, su Ambiente e Lavoro, ha detto: “Non
solo Taranto, con la questione dell’Ilva, vive il dramma delle
ferite inferte da uno sviluppo molto poco eco-compatibile e di un
piano industriale che deve essere profondamente ripensato, avendo
come criterio il bene delle persone e la custodia del creato. E tutto
questo non accade quando osserviamo[…] le trivellazioni al largo
dell’Adriatico e dello Jonio che coinvolgerebbero tutte e sei le
province del nostro territorio regionale” (dal Quotidiano di
Puglia, domenica 22 febbraio 2015).
Risorsa inestimabile, il nostro mare, non lo è soltanto per i Comuni
il cui territorio si estende fino alla costa, ma lo è altrettanto
per le popolazioni dei Comuni non rivieraschi, che del bene del mare
Jonio e del mare Adriatico godono ugualmente. Per tanto sarebbe
opportuno che, Comuni come: Crispiano, Martina Franca, Grottaglie,
Montemesola, Statte, Mottola, i cui territori non sono bagnati dal
mare, dedicassero un Consiglio Comunale monotematico a questa
urgenza, ed eventualmente approvare un ordine del giorno di
opposizione alla legge “Sblocca Italia”, così come hanno fatto
altri Comuni, Province e Regioni. Bene hanno fatto il sindaco di
Taranto, quello di Ginosa, quello di Avetrana ed altri, ad esprimere
la propria contrarietà alle decisioni improvvide del governo. Il
presidente del Consiglio regionale pugliese Introna, nei primi
giorni di novembre scorso, ha incontrato l’europarlamentare
Pittella, capogruppo dei socialisti europei, per fare un fronte unico
Adriatico tra Italia e i Paesi balcanici dell’altra sponda,
compresa la Grecia, e sensibilizzare i relativi governi del problema.
In questo momento occorre fare fronte comune perché il mare è di
tutti e mettere da parte la convenienza di schieramento politico; e
insistere nel difendere, conservare e tutelare un bene comune e una
offerta unica di risorse: quelle dell’ecosistema naturale ed
antropico, peculiare e inconfond
ibile dell’ambiente mediterraneo,
della nostra storia e del patrimonio artistico e culturale.
Antonio Conte
Coordinatore in Puglia
di Agire Politicamente, Associazione di cattolici democratici
Crispiano (TA), 28 febbraio 2015