mercoledì 14 gennaio 2015

"Simboli e tradizioni nella Grecia moderna" di Carmine Prisco

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Bari, Basilica di San Nicola, 30 ottobre 2014 


Relazione dell'autore


Nella Grecia antica la parola simbolo (σύμβολον) indicava uno dei due pezzi di un osso, che veniva spezzato dalle parti di un contratto e che serviva a ciascuno dei contraenti o ai loro discendenti di potersi riconoscere in seguito, riunendo i due pezzi separati precedentemente e verificando la reciproca compatibilità di un pezzo con l’altro. Era quindi un segno di riconoscimento. * La stessa funzione conserva anche oggi la parola simbolo, anche se è utilizzata da aggregati sociali più ampi rispetto alla “parte” di un contratto. Ogni cultura produce e organizza suoi specifici simboli che servono ad identificarla e quindi anche a distinguerla da altre culture. * Un simbolo adottato da una comunità consente di esprimere un “noi” in contrapposizione con un “voi”. Bandiere, inni, comportamenti, monete, divise, servono a identificare uno Stato, una regione, o anche comunità più piccole, esprimendo un concetto di appartenenza e di differenziazione.
In tal senso si può dire che il concetto di simbolo, quale segno di riconoscimento e di distinzione, può essere attribuito a tutta una serie di oggetti, figure, disegni, scritti, gesti, che nella misura in cui sono avvertiti e utilizzati consentono di identificare di volta in volta gruppi determinati, che al simbolo si riferiscono. Ad es. la croce, come oggetto materiale o come gesto o segno, rappresenta il Cristianesimo e i seguaci di tale religione, rappresenta la nostra religione.
* Nella Grecia moderna simboli e tradizioni caratterizzano profondamente questa piccola entità statale, questa piccola nazione, che tuttavia resta grande nella storia della cultura occidentale intesa come visione del mondo (la weltanschauung dei Tedeschi), della quale ha modellato il DNA, le basi profonde del suo essere e che ancora oggi è punto di riferimento e fonte primaria del pensiero e della civiltà della umana famiglia. Simboli e tradizioni della Grecia di oggi affondano le loro radici nella storia del popolo greco, nei suoi miti, nel carattere fiero, nell’orgoglio dei suoi abitanti, nella capacità di adattarsi alle mutevoli circostanze del presente. Simboli e tradizioni accompagnano infatti momenti significativi e importanti di ogni cittadino greco.
* Dalla nascita alla morte, dalla culla alla bara, ogni avvenimento che non sia di routine può essere contrassegnato da un oggetto, da un segno, da un rito, che vuole esprimere di volta in volta un augurio, una speranza, una partecipazione, un ricordo, un comune sentire nell’ambito del proprio gruppo di appartenenza. Va da sé che il vento della globalizzazione ha investito anche la Grecia spingendola verso stili di vita e di modernità delle relazioni sociali con inevitabili ricadute, sia positive che negative, nei settori della economia, della qualità della vita, della politica e delle relazioni internazionali.
*L’ internazionalizzazione dei mercati, la diffusione sempre più ampia dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie, l'interculturalità ormai crescente tra paesi con forme diverse di civiltà sono fenomeni che interessano quasi tutti gli Stati e la Grecia non è esclusa da questa ondata di modernità, che a volte sembra stridere con l’intento di conservazione delle tradizioni e della identità del suo popolo.
*Ma i Greci sono capaci di conciliare le diversità (il governo attuale di Antonis Samaras è sostenuto da una coalizione di due partiti tradizionalmente avversi, la Nuova Democrazia e il Pasok), sono tolleranti per tradizione (già nella antichità avevano dedicato un tempio al dio ignoto, al dio dello straniero). * La mia conoscenza del mondo greco moderno è stata determinata, oltre che dal personale interesse per l’ellenismo nelle sue espressioni più significative, dalla frequentazione di diverse famiglie greche conosciute in seguito ai gemellaggi realizzati fra il comune di Crispiano, dove risiedo, e i comuni greci di Nea Halkidona e Saronikòs. Sono stati tali gemellaggi a farmi conoscere la realtà della Grecia di oggi.
* La maggior parte dei simboli e delle tradizioni di cui si parla nel mio lavoro sono frutto di esperienze personali, di spiegazioni e racconti ascoltati direttamente sul suolo greco o di informazioni tratte dalla rete informatica. Questo libro vuole essere un primo modesto approccio all’universo di simboli e tradizioni presenti nella Grecia moderna, sia pure con inevitabili adattamenti, senza avere la pretesa di essere esaustivo nella descrizione di tale universo. La conoscenza di simboli, tradizioni e credenze popolari, presenti oggi nella vicina nazione, può essere utile a chi voglia sapere qualcosa di più su questo popolo, che pur nelle difficoltà che hanno caratterizzato la sua storia, anche recente, ha saputo difendere la sua identità non solo culturale, ma anche politica e religiosa.
* La civiltà greca dalle antiche origini fino ai nostri giorni ha sempre esercitato un fascino particolare per chiunque fosse stato tentato di studiarla, approfondirla e seguirla nella sua evoluzione, anche per coglierne gli elementi di fondo tuttora presenti nella civiltà occidentale.
I miti, il carattere del popolo greco e la sua storia, la posizione geografica della Grecia e la sua influenza nel Mediterraneo, la civiltà e la cultura intese come espressione sintetica dell’identità del popolo greco, possono essere più agevolmente compresi se si conosce come i Greci vivono oggi nel loro agire quotidiano, se si parla con loro, se si vive e si sperimenta la loro ospitalità, ancora oggi sacra come ai tempi di Omero.
* La finalità di questo libro è proprio quella di favorire tale conoscenza e sfatare quegli stereotipi negativi con cui spesso viene rappresentata la Grecia (ammassi di pietre nei diversi siti archeologici, colonne più o meno ricostruite, presunta chiusura verso la modernità, eccessivo attaccamento alla tradizione, ecc.).
* Posso invece affermare, per esperienza diretta, che la Grecia di oggi non vive solo di ricordi del passato o di monumenti, che pure rappresentano una importante fonte delle entrate dello Stato derivanti dal turismo. La Grecia moderna si presenta come un paese sviluppato, dotato delle infrastrutture necessarie allo sviluppo delle attività economiche. Strade, ferrovie, porti e aeroporti, mezzi e strumenti di comunicazione e di formazione, servizi alla persona e ad aggregati sociali sono abbastanza diffusi in tutto il suo territorio. Abbiamo visto tutti, alle Olimpiadi del 2004, lo sforzo enorme sostenuto dai Greci per offrire al mondo l'immagine di una Grecia nuova, non dimentica del suo passato, ma anche protesa verso il futuro con forti capacità realizzatrici, coniugate con dinamismo, fantasia, gusto del bello, attenzione verso l'ospite.
* Nello svolgimento del lavoro sono stati individuati i temi ritenuti di maggiore interesse per il lettore, in modo da accorpare in un unico capitolo gli elementi relativi ai simboli, alle tradizioni e all’attualità di ciascun tema.
I temi trattati sono i seguenti: Festività, Battesimo, Matrimonio, Cucina, Danze, Musica, Credenze popolari, Sport e tempo libero, Eventi culturali fra tradizione e modemità, ed infine i Sistemi greci più significativi, tra cui il sistema costituzionale e politico, il sistema economico, il sistema scolastico e quello di protezione sociale (Welfare, Previdenza, Assistenza).
* Fra questi temi vorrei soffermarmi brevemente sul sistema economico e in particolare sulle problematiche determinate dalla crisi iniziata nel 2008, che peraltro investe tuttora l’intera Eurozona ed è di stretta attualità. Per capire come è fatto e come funziona oggi il sistema economico greco conviene partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Negli anni successivi a tale evento si ebbe il decollo dell’economia greca, specie negli anni dal 1950 al 1973, noto come miracolo economico greco, attestato da una crescita del prodotto interno lordo (PIL) intorno ad un valore medio del 7% annuo, con punte anche del 10%, superato in tale periodo solo dal Giappone. Il rapido recupero dell'economia greca in quegli anni fu facilitato da diversi interventi, tra i quali una svalutazione drastica della dracma che favorì l'attrazione di investimenti stranieri, un significativo sviluppo dell’industria chimica, la crescita dei settori del turismo e dei servizi in generale e, non meno importante, una imponente attività di ricostruzione connessa a grandiosi progetti infrastrutturali ed alla riedificazione delle città greche.
* Il periodo di grande crescita finì brutalmente nel 1974 insieme con la caduta della giunta militare, quando il Paese registrò un crollo del PIL pari a quasi il 6%, il più pesante dal dopoguerra. Dopo tale fase l’economia cominciò a riprendersi, sia pure con alti e bassi, accompagnati a volte dalla crescita dell’economia “in nero”, ovvero di quelle attività svolte, ma non dichiarate e quindi non contabilizzate.
Complessivamente il PIL greco è cresciuto quasi ininterrottamente dal 1950 fino alla crisi economica del 2008, superando in termini di crescita annua quella della maggior parte delle altre nazioni europee, specialmente nel decennio 1996-2006.
* Oggi è il settore dei servizi quello più vitale dell’economia greca, seguito dall’industria e dall’agricoltura. In particolare, il settore del turismo rappresenta una delle voci più importanti del prodotto interno lordo con una occupazione della forza nazionale lavoro di oltre il 16%.
Altro settore forte dell’economia greca è quello dei trasporti marittimi.
Il settore dell’agricoltura impiega circa il 15% della forza lavoro del Paese e contribuisce nella medesima percentuale alla formazione del prodotto interno lordo. Gli immigrati sono circa un quinto della forza lavoro totale e sono principalmente impiegati nell’agricoltura e nell’edilizia. * Per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti, ovvero i rapporti commerciali e finanziari con l’estero, la Grecia presenta uno squilibrio storico tra esportazioni e importazioni, che la espone ad una continua situazione debitoria verso l’estero e quindi ad una dipendenza dai mercati finanziari, che a loro volta incidono pesantemente sui conti pubblici e principalmente sul cosiddetto debito pubblico, cioè sull’insieme dei prestiti che lo Stato e gli altri enti del settore pubblico contraggono per coprire la differenza (deficit) tra le spese dello Stato e le sue entrate. Questo tipo di debito è costantemente soggetto alle valutazioni che gli investitori esteri fanno sulla solvibilità del soggetto debitore, specie in periodi di crisi e se protratto nel tempo assume la connotazione di debito sovrano, cioè di debito accumulato nel tempo da uno Stato sovrano per far fronte ai propri compiti. * La situazione dei conti pubblici greci è caratterizzata da uno squilibrio notevole fra entrate e uscite, squilibrio che si è protratto per diversi anni e ne ha reso difficile la gestione, generando timori di insolvenza verso i creditori sia interni che esteri.
Bisogna dire però che la crisi economica della Grecia è parte della crisi del debito sovrano europeo, in quanto quasi tutti i Paesi dell’Eurozona sono stati colpiti, sia pure in maniera diversa, dalla crisi globale scatenatasi in Europa a partire dal 2008. Da quell’anno l’effetto di tale crisi si ripercuote fortemente sull’economia greca, mettendone in evidenza una persistente fragilità dovuta alla non oculata gestione delle finanze statali soprattutto in termini di spesa pubblica per stipendi e pensioni. La metà della forza lavoro è costituita da dipendenti pubblici.
* L’ aumento vertiginoso del debito greco e la conseguente crisi finanziaria sono dovuti a cause molteplici. Una spesa pubblica incontrollata, specie negli anni dal 2004 (l'anno delle Olimpiadi) al 2009, fece aumentare il debito pubblico greco di 120 miliardi di euro in soli 6 anni, portandolo da 180 a 300 miliardi. In altre parole la Grecia ha sperimentato a lungo un tenore di vita superiore alla sue possibilità, ha realizzato uno stato sociale senza averne le risorse necessarie e ricorrendo al debito piuttosto che alla tassazione di rendite o di guadagni di impresa o di lotta allo spreco. A ciò sono da aggiungere diffusi fenomeni di corruzione ed evasione fiscale, che incidono molto negativamente sulla tenuta dei conti pubblici.
* Il fenomeno dell’evasione è tanto diffuso che il governo, nello scorso anno, ha lanciato uno slogan per spingere i cittadini a chiedere la ricevuta fiscale dei loro acquisti. Lo slogan dice: no ricevuta, no pagamento (όχι απόδειζη, όχι πληρωμή). Tassisti, ristoranti, bar, negozianti vari, professionisti, artigiani sono le categorie nelle quali l'evasione fiscale è più frequente; ma il fenomeno richiede il consenso, sia pure tacito, del consumatore e da ciò nasce l'esortazione del governo rivolta ai cittadini a pretendere la ricevuta fiscale, negando il pagamento in caso contrario.
* La difficile situazione dei conti dello Stato, già nel marzo del 2010, spinse il primo ministro di allora George Papandreou a varare una serie di misure volte a sanare i conti pubblici, tra le quali il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici e una riforma del sistema pensionistico. Contemporaneamente si diffondevano tra gli investitori timori sulla capacità della Grecia di pagare i suoi debiti e questo portò di per sé ad un aggravamento della situazione contabile per via dell’aumento del costo del denaro, provocato dalla crisi di fiducia sulla solvibilità dello Stato greco. Il cosiddetto spread sul titolo decennale greco arrivò al 10%. Le misure adottate si rivelarono insufficienti e ciò portò il governo ad adottare nuovi provvedimenti in termini di tagli di spesa, inasprimento dei tributi (specie su consumi e patrimonio) e privatizzazioni, allo scopo di ottenere nuovi prestiti dai vari organismi internazionali. Questi accolsero le richieste formulate dal nuovo governo greco (un nuovo governo di Unità Nazionale guidato da Lucas Papademos) imponendo tuttavia l’adozione di un pacchetto di misure di austerità, che provocarono violente manifestazioni di protesta in tutto il Paese, soprattutto nella capitale Atene, dove il Parlamento era chiamato a decidere in un clima di stato d’assedio.
* Le misure, praticamente imposte dalla Comunità Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale (la famosa TROIKA), costituiscono tuttora un lungo elenco di sacrifici e rinunce richiesti al popolo greco, che le avverte come una perdita di sovranità della nazione, di soggezione a organismi stranieri interessati a speculare sulle difficoltà dell’economia greca. Sono sacrifici duri e difficili da sopportare, tanto che nelle elezioni del maggio 2012 si sviluppò nel popolo un crescente sentimento antipolitico e antieuropeo, che sfociò nella impossibilità di formare un governo neanche di coalizione, con il risultato di nuove elezioni nel mese successivo.
Le elezioni del 17 giugno portarono alla formazione di un anomalo governo di coalizione guidato dalla destra (Nuova Democrazia) con l'appoggio esterno di due partiti di sinistra (PASOK e DIMAR). Questo nuovo governo ha confermato le misure adottate dal precedente ed ha inasprito i tagli alla spesa pubblica riducendo o eliminando servizi di forte rilevanza sociale come, ad esempio, la chiusura della televisione pubblica ERT con conseguente licenziamento di migliaia di dipendenti. * Le proteste per la politica di rigore varata dal governo continuano tuttora e ogni occasione è buona per manifestare il malcontento popolare verso provvedimenti ritenuti insopportabili e punitivi nei confronti della nazione e vissuti dal popolo greco come una forma di ricatto. * In occasione della festa del primo maggio 2 013 ad Atene un manifesto dei dimostranti recava la seguente scritta: “ Όχι στη σύγκρονη σκλαβιά. Οι εξεγέρσεις των εργατών του Σικάγου δείχνουν το δρόμο” (No alla moderna schiavitù. Le rivolte dei lavoratori di Chicago mostrano la strada). Come dire: siamo pronti alla lotta come quella dei lavoratori di Chicago del 4 maggio del 1886, nel corso della quale ci furono morti e feriti tra dimostranti e forze dell’ordine. * La Grecia, nonostante la grave crisi che ancora oggi la attraversa, come del resto avviene anche per altri paesi dell’Eurozona, è un paese sviluppato e il suo reddito pro-capite, paragonabile a quello dell’Italia, della Spagna o della Francia, la colloca ad un livello medio-alto tra i paesi dell’OCSE. Le potenzialità economiche del Paese insieme con la voglia di riscatto del popolo greco, dimostrate dal notevole sviluppo registrato negli ultimi 60 anni, fanno ben sperare nella possibilità concreta che si possa uscire dalla crisi attuale, sempre che la terapia d’urto imposta dagli organismi finanziari internazionali non finisca per ammazzare il paziente. Gli obiettivi del piano di salvataggio appaiono ambiziosi e di non facile realizzazione.
La riuscita richiede un forte senso di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di salvataggio. Autorità di governo nazionale e locale, operatori economici e privati cittadini sono chiamati a adeguare i propri comportamenti in modo da rendere possibile il risanamento dei conti pubblici e la ripresa economica in una nazione che ha dimostrato nella sua storia di sapere affrontare sfide in apparenza impossibili.
* In effetti sembra che la politica di rigore e austerità abbia cominciato a dare i suoi primi frutti realizzando una soddisfacente ripresa delle attività economiche e un netto miglioramento nel bilancio corrente, ovvero del bilancio non comprensivo degli interessi relativi al debito sovrano. Tale miglioramento ha fatto maturare nel governo l’ipotesi di liberarsi dai vincoli imposti dalla TROIKA prima della scadenza concordata, cioè prima della fine del 2015. Questa ipotesi però non è stata ben accolta dai mercati nel timore che il possibile nuovo governo, probabilmente orientato a sinistra secondo gli ultimi sondaggi, ritorni ad una spesa pubblica non oculata con conseguente annullamento dei benefici realizzati con la politica di austerità.
* La situazione dei conti pubblici fa si che la Grecia sia considerata come un sorvegliato speciale ed è bastata la predetta ipotesi a far sprofondare la borsa di Atene un paio di settimane fa, esattamente il 15 ottobre scorso. Fino a quando la situazione dei conti pubblici dipenderà dalle valutazioni degli organismi finanziari internazionali sulla solvibilità dello Stato greco è auspicabile che la dinamica politica interna sia attenta a non creare situazioni che mettano in pericolo gli equilibri già faticosamente raggiunti. Tuttavia si può ragionevolmente credere che se ci sarà consapevolezza da parte di tutti della gravità della situazione e si metteranno in campo strategie e comportamenti adeguati e condivisi l’uscita dal tunnel sarà possibile, anche se in tempi non brevi.
Le potenzialità economiche della Grecia possono essere attivate e recuperate specie in quei settori, che più di altri hanno dimostrato dinamismo e competitività come il turismo, i trasporti marittimi e la cultura. I siti archeologici, i musei, le strutture ricettive, le fonti culturali, la specificità della nazione greca sono elementi trainanti del suo percorso verso una situazione di sviluppo e di crescita, sono il suo petrolio nazionale capace di mettere in movimento l’intero Paese. Questo è quanto mi sento di poter dire sul sistema economico della Grecia di oggi.
* Tornando al libro che vi presento vorrei darvi qualche dettaglio sul contenuto dal punto di vista della grafica e delle immagini. Per facilitare l’approccio del lettore alla comprensione dei termini greci che di volta in volta si presentano nella descrizione dei singoli elementi, tali termini sono stati riportati in grassetto nella loro espressione originale, cioè scritti in alfabeto greco moderno, così come li troverebbe il viaggiatore o turista straniero. Il lettore curioso potrà conoscere la pronuncia di tali termini consultando la tabella dell’alfabeto greco alle pagine 9 e 10. Per quanto riguarda le immagini esse sono correlate al tema trattato nel paragrafo di riferimento e sono state realizzate in parte da me durante i miei soggiorni in Grecia e in parte rilevate dalla rete informatica o da riviste e pubblicazioni specializzate.
* Vi ringrazio della attenzione che mi avete accordato e vi chiedo un ultimo atto di pazienza, consentendomi di parlarvi dell’altro mio libro, la Grammatica di Greco moderno per gli Italiani. È un lavoro che mi ha impegnato per quasi sei anni, un lavoro al quale mi sono dedicato per imparare questa lingua, abbastanza complessa ma tanto affascinante, allo scopo di comunicare con i Greci, parlare con loro, approfondire la loro conoscenza, spinto dal mio entusiasmo per la Grecia classica, per la sua storia, per i suoi miti, per i suoi personaggi, conosciuti sin dai tempi della scuola elementare. La grammatica del Neogreco è il risultato di tale lavoro, che mi ha consentito non solo di dialogare con il mondo greco moderno, ma anche di favorire la conoscenza di tale mondo da parte di altri Italiani, attraverso la sua pubblicazione.
*La conoscenza del mondo greco di oggi sarebbe sicuramente agevolata e approfondita se si riuscisse ad instaurare con i Greci un dialogo diretto con loro, se si parlasse con loro, se si sperimentasse la loro ospitalità, se si visitasse la Grecia. La finalità di questo mio lavoro è quella di facilitare la comprensione del Neogreco e la sua utilizzazione attraverso lo studio sistematico delle regole fondamentali di morfologia e della struttura semantico-lessicale e sintattica di questa lingua. La mia ambizione è riuscire a far comprendere la complessa struttura del Greco moderno anche a coloro che non hanno dimestichezza con le lingue classiche tradizionalmente studiate da noi, il Latino e il Greco antico. La grammatica di Greco moderno vuole essere il mio contributo alla conoscenza di questa lingua europea, la lingua della Grecia, della nazione a cui deve tanto la civiltà occidentale. * Ma perché imparare il Neogreco? — Risposta: perché siamo Greci.
Noi Italiani e in particolare noi della Magna Grecia siamo Greci, senza nemmeno rendercene conto. I nostri legami col mondo greco antico e moderno sono tali e tanti, che potrebbe apparire superfluo anche il solo tentativo di elencarli. Nessuna nazione del Mediterraneo è influenzata, direi permeata, dall'eredità del mondo greco come la nostra. Il mondo greco è presente nella nostra lingua, nella nostra civiltà, nei nostri valori, nelle nostre radici cristiane, nei nostri rapporti umani e familiari, perfino nella nostra storia antica e recente. Capire e parlare il Neogreco significa poter comunicare con i nostri cugini culturali, ma significa anche capire e usare meglio il nostro Italiano. Infatti, tantissime sono le parole italiane prese di sana pianta dal lessico greco. Si pensi per un attimo al linguaggio della medicina (diagnosi, prognosi, terapia, analisi, glicemia, ecografia,ecc.), della scienza (trigonometria, atomo, teorema, diagonale, astronomia, economia, monopolio, ecc.) o della filosofia (misticismo, ermetismo, escatologia, metafisica, ecc.). Come potremmo noi occidentali esprimere con una sola parola concetti così complessi senza ricorrere a tali termini‘? Siamo inequivocabilmente Greci.
* Ma noi siamo Greci anche e soprattutto per i valori e la civiltà che professiamo nel nostro agire quotidiano. Posso affermare , per esperienza, che i Greci di oggi non sono diversi da quelli di ieri. Il loro senso dell'ospitalità è una regola di vita seguita spontaneamente: per loro è del tutto naturale aiutare l'ospite, metterlo a proprio agio; l'ospite è sacro oggi come ai tempi di Omero. E noi non siamo diversi da loro: lo dimostriamo con la nostra sensibilità, con la nostra attenzione verso chi è meno fortunato di noi. L'accoglienza che noi Italiani e in particolare le popolazioni della cosiddetta Magna Grecia riservano a quella massa di disperati, che raggiungono le nostre coste a rischio della vita, la dice lunga sul nostro modo di intendere l'umana convivenza, dimostra solidarietà e attenzione per chi è in difficoltà, spesso andando ben oltre gli orientamenti degli organi istituzionali. * Noi siamo Greci anche per la presenza di un forte legame religioso, che ci accomuna sia nel linguaggio della Chiesa, sia nella pratica religiosa. Eucaristia, Vangelo, Pentecoste, omelia, epistola, apostolo sono termini greci presenti nella Chiesa Cattolica come in quella Ortodossa. Quante volte nella liturgia della parola nella S. Messa abbiamo ascoltato: "Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi...?. Ebbene, se andate a Corinto, vedrete un santuario dedicato a S. Paolo, che non è da meno di quello della basilica fuori le mura a Roma: questo Santo apostolo è venerato allo stesso modo da noi e dai Greci. Il legame religioso con l'oriente cristiano lo troviamo ancora in tante nostre chiese rupestri, nei santuari, nelle nostre tradizioni, nelle feste, che accompagnano lo scorrere del tempo.
* Ma la Grecia di oggi non vive solo di ricordi del passato o di monumenti, che pure rappresentano una importante fonte delle entrate dello Stato. Se guardate la copertina del libro, vedete tra le diverse foto, quella del nuovo ponte sospeso di Rio Antirio (una località non lontana da Patrasso), un'opera avveniristica, che realizza un gran risparmio di tempo nel collegamento di due coste separate da una stretta lingua di mare, prima collegate con traghetti, oppure raggiungibili con un lungo giro sulla terra ferma. Ho già citato le olimpiadi del 2004 come un evento straordinario nel quale la Grecia ha inteso mostrare il meglio di se stessa in termini di potenzialità e di identità della nazione.
* Uno slogan pubblicitario di tali olimpiadi recitava: H φλόγα μας ενώνει τον κόσμο (La nostra fiamma unisce il mondo). Il senso di quello slogan era che i valori espressi dalla grecità sono valori universali, sono i nostri stessi valori: lo spirito di Olimpia, l'aspirazione dei popoli alla pace, alla fratellanza, alla solidarietà, alla vera democrazia, alla centralità dell'uomo; sono, tali valori, l'asse portante dell'occidente ed in particolare della nuova Europa, alla quale i Greci hanno dato la loro convinta adesione non meno di noi Italiani. Per tutti questi motivi ritengo che non sia sprecato il tempo dedicato allo studio del Neogreco. Se mi consentite un piccolo plagio adatterei quello slogan delle olimpiadi alla circostanza della serata e direi: Οι γλώσσες μας ενώνουν τον κόσμο (Le nostre lingue uniscono il mondo). Lasciamo allora l'inglese, che pure è importante e quasi indispensabile, al mondo degli affari, della finanza e della tecnica, lasciamolo all'Europa dei mercanti e usiamo invece l'Italiano e il Neogreco per parlare di valori, di civiltà, di arte, per parlare al cuore, per volare alto e comunicare nell'Europa dei cittadini. Mi piacerebbe se ciascuno di noi, lasciando questa sala, ripetesse a se stesso: "le nostre lingue uniscono il mondo".
Οι γλώσσες μας ενώνουν τον κόσμο.


lunedì 5 gennaio 2015

Dalla Costituzione una maniera per uscire dalla crisi

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La nostra Costituzione è un baluardo per la promozione del lavoro. << L’ Italia è una Repubblica fondata sul lavoro>> (art. 1). Lavoro come dignità della persona e di ogni persona, come tratto inconfutabile dell’essere umano, che attraverso ogni attività lavorativa e di studio, realizza e completa se stesso.

Il paesaggio e il patrimonio storico-artistico
L’articolo 9 ci da lo spunto per rispondere in maniera sistematica all’interrogativo del convegno C3dem (la Costituzione ci aiuta ad affrontare la crisi?): <<La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione>>.
E’ dalla tutela, la salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio ambientale, paesaggistico e storico-culturale che si può ripartire per uno sviluppo economico e sociale e per creare nuovi posti di lavoro. E’ un disegno che mira ad una società più giusta, dove si crea occupazione dalla riorganizzazione del territorio!
A cosa serve essere tra i primi otto paesi più industrializzati, se poi la disoccupazione giovanile è al 44%; a cosa serve appartenere al club dei paesi ricchi se c’è degrado ambientale diffuso: nelle periferie della città, nelle periferie economiche del paese. Non serve ormai più rincorrere solo e soltanto “la crescita”.
Ancora in questi giorni, intorno alla metà del mese di dicembre, in una intervista alla radio RAI, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha detto che “da questa crisi economica, l’Italia non sta cogliendo l’occasione per ripensare il proprio modello di sviluppo e inaugurare una nuova economia”.

Agricoltura, assetto del territorio, equilibrio idrogeologico
L’Italia ha un grande patrimonio, costituito da risorse come la terra, il mare, l’ambiente naturale, il paesaggio, i beni culturali e storici che l’azione millenaria delle genti, che hanno abitato e trasformato questo territorio, hanno saputo produrre con arte e amore.
La valorizzazione dei territori rurali può contribuire alla soluzione della crisi, essi “sono una ricchezza incredibile su cui siamo seduti, un patrimonio che ci frutta ogni giorno cibo, bellezza, equilibrio ecologico, cultura, economia turistica. Il terreno fertile in quanto tale, anche se è in una proprietà privata, in realtà è un bene comune proprio come acqua e aria. E come tale andrebbe mantenuto e custodito. E’ di tutti perché la sua funzione è al servizio del Paese. […] un asset fondamentale su cui costruire la rinascita dell’Italia” (Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, da: Qui Tourig 9/2013).
Questo autore si chiede inoltre, sulla stessa rivista: Come invogliare i giovani a tornare contadini? “[…] rendendo più facile l’accesso al credito e anche alla terra, creando centri formativi che si pongano un ritorno alla terra consapevole come obiettivo per la ricostruzione di un tessuto rurale del nostro paese […] in un momento di forte crisi l’agricoltura rappresenta una possibilità di costruire il proprio futuro”. 

Serve prendere esempio dai nostri partner europei, virtuosi in queste cose, come la Francia (la France profonde, cara ai francesi), la Baviera in Germania, l’Olanda, che traggono i maggiori profitti dalle sovvenzioni comunitarie, proprio in virtù di un ruolo primario e forte che hanno nel settore.
Ma qualcosa sta cambiando in Italia. Diversi stanno tornando alla terra: << un filo che si è spezzato nell’immediato dopoguerra, quando l’Italia ha deciso che industrializzazione significasse abbandonare le campagne e dire addio alla cultura contadina. […] Secondo la Coldiretti l’agricoltura è l’unico settore in grado di creare occupazione in un periodo di crisi: +3,6% nel 2012 […] +26% di iscritti in Agraria. Una crescita che riguarda soprattutto i giovani, come sottolinea il presidente di Coldiretti, Sergio Marini>> (ivi). 

E’ ancora di alcuni giorni fa la notizia, resa in un servizio del TG2 delle 20,30 del 2/12/2014 scorso, in cui la Coldiretti dichiarava che sono stati creati 100 mila nuovi posti di lavoro (presumibilmente tra il 2013-2014), cioè più 4% rispetto all’anno precedente, la maggior parte giovani al disotto dei 35 anni. “[…] Chi guarda al futuro come i giovani sa che l’Italia sarà competitiva se tornerà a fare l’Italia, imboccando un nuovo modello di sviluppo. […] Progressivamente si fa strada l’idea che l’agricoltura non ha solo una funzione economica, ma anche sociale e ambientale di miglioramento della qualità della vita in termini di sicurezza, paesaggio, benessere” >>(da Qui Touring, 9/2013).

Questo ci rimanda alla cronaca inesorabile e luttuosa di ogni autunno, che vede intere comunità montane o dei territori a valle colpite da alluvioni e da frane, frutto di un insufficiente governo del territorio, di una sua mancata organizzazione, che rinviene in primis da un abbandono dell’attività agricola, da una edilizia incontrollata e non ultimo da una insufficiente manutenzione dei versanti; cause del dissesto idrogeologico dei nostri territori.

Lo spreco delle risorse e dell’energia
l’Argentina si è risollevata dalla grave crisi economica, che la colpì negli anni novanta, attraverso una sobrietà e una economia semplice: famiglie al completo, ad esempio, con mezzi rudimentali raccoglievano (e lo fanno sempre) cartoni per le strade e li vendevano alle ditte di recupero, i cosiddetti “cartoneros”, la cui rappresentanza è stata recentemente ospitata in Vaticano da papa Francesco. Oppure il lavoro si crea con l’esperienza dei raccoglitori di lattine a New York, “detti canners, da can, lattina; questi uomini e donne che si aggirano nei pressi di ristoranti e supermercati a recuperare quello che altri gettano […] tra il recupero e il riciclo (canning), è il mestiere che permette a circa cinquemila senza tetto di New York di sopravvivere” (da Jesus n°12-2014) . Noi in Italia sprechiamo soldi ed energia, gettando via materiali che possono essere recuperati e riciclati. Quando l’Unione Europea ci chiede di rispettare i patti, cioè ridurre il debito pubblico, vuol dire, ad esempio, predisporre un Piano Energetico Nazionale per l’efficienza energetica, costituito dalla riduzione dell’intensità energetica, la dove non necessaria, e dei consumi in assoluto; come indicano le politiche che la Commissione Europea uscente ha messo a punto per la riduzione del 40% delle emissioni dei gas serra entro il 2030 (da Aggiornamenti Sociali, ottobre 2014, pag.651-652). Ciò significherebbe individuare gli sprechi nell’organizzazione della raccolta differenziata e del consumo energetico di tutti gli edifici e spazi pubblici; dei trasporti pubblici e privati. 

Puntare ad una economia delle 3 R, del Risparmio, del Recupero, del Riciclo in maniera sistematica, prestabilendo un Piano di emergenza sociale e culturale, oltre che economico e ambientale, con una campagna informativa e formativa a “tamburo battente”, con tanto di pubblicità nelle televisioni e sulla stampa, nelle scuole, sui metrò, treni e autobus, significa arrestare un degrado e creare sviluppo; ridare speranza; significa far capire che è tempo di riscoprire, con inventiva, mestieri e attitudini andati in disuso dagli anni ’60 e che riguardano l’uso e consumo delle cose.

Combustibili fossili e rischio ambientale: improvvide decisioni sulla testa delle comunità locali
Se si fa questo, si evita di lasciarsi andare con leggerezza a decisioni che possono compromettere per sempre il nostro patrimonio ambientale costiero e marino, come fa il decreto del governo, cosiddetto Sblocca Italia, il quale prevede la concessione, da parte del governo italiano ad alcune compagnie multinazionali straniere, per l’estrazione di petrolio dai fondali dei mari di Puglia, Adriatico e Jonio.
Si può concordare con l’ex ministro per l’Ambiente, Edo Ronchi, che a tal proposito ha detto: “si può fare ma con le dovute precauzioni da parte delle imprese”. 

Però, dato che per noi pugliesi, lucani e calabresi il mare è una risorsa fondamentale, e dato che l’estrazione comporta sempre uno sversamento di greggio, e in casi di incidenti i danni sarebbero ancora maggiori: sarebbe meglio non cominciare affatto. Il turismo balneare e non solo, è in continua crescita sulle nostre coste, ormai da più di un decennio, “fiore all’occhiello del turismo italiano”: sono sorti numerosi centri attrezzati e le infrastrutture si vanno finalmente adeguando e ammodernando. 

Sarebbe un disastro ambientale ed economico immane e inconcepibile, se si ripetesse da noi il guasto alle pompe di estrazione del Golfo del Messico di qualche anno fa, con le chiazze bituminose che si riversarono sulle coste sabbiose della Louisiana, distruggendo ogni forma di economia primaria e turistica.
Il ministro Federica Guidi non è del sud e vive al nord e, con tutto il rispetto, non può capire il legame naturale e vitale che lega le popolazioni del sud Italia al mare; non conosce, in quanto non le vive, le peculiarità dei nostri territori, del nostro clima, delle vocazioni turistiche di tutto ciò che la nostra terra produce e dell’arte e delle tradizioni che da questi prendono corpo. In questi casi, fare il ministro dello Sviluppo Economico, non è guardare soltanto al settore dell’industria o all’approvvigionamento energetico tradizionale, ma avere un quadro generale sotto gli occhi delle potenzialità tangibili e spesso dormienti che il territorio italiano possiede: una ricchezza inestimabile!
Il governo dovrebbe mettere ai primi posti della sua agenda quanto è stato trattato in questo articolo. 

In aiuto a questi auspici arriva una esortazione, nonché alcuni criteri orientativi di Benedetto XVI, presenti nell’Enciclica Caritas in veritate, quando dice: “lo stile di vita della società odierna, in molte parti del mondo, è incline all’edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano. E’ necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita […] che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti”. Ma di tutto questo Renzi non ha parlato o se lo ha fatto, nel suo turbinante comunicare, non lo ha fatto a sufficienza. Eppure potrebbe essere la maniera giusta … per cambiare (davvero) verso all’Italia.

Crispiano, 2 gennaio 2015 Antonio Conte
Coordinatore in Puglia di Agire Politicamente, associazione di cattolici democratici