POETI
E LETTERATI del 1900: IL DECADENTISMO
Anno
Accademico 2022-20237° Incontro
Relazione
di Silvia Laddomada
Iniziamo
oggi la conoscenza della letteratura (prosa e poesia) che si é
sviluppata a partire dall'ultimo decennio del 1800, e che prende il
nome di Decadentismo.
Il
nome richiama il concetto di qualcosa di decadente, di qualcosa che é
crollato.
Sono
crollati dei valori, delle certezze, degli stili di vita. C'è stata
una svolta, si sono imposte nuove idee, a volte appoggiate, spesso
contestate, certamente molto significative, per l'influenza che hanno
avuto sui poeti, sugli scrittori, testimoni di questo cambiamento
epocale che ha sconvolto la società e che ha fatto parlare di
generazioni in crisi, ma in crisi esistenziale cioè non una crisi
passeggera, o una crisi da definire sociale, culturale, economica, si
tratta di una crisi che ha modificato l'esistenza stessa
dell'individuo.
Anche
noi oggi possiamo parlare di cambiamento epocale con l'avvento del
digitale già da 40 anni (anni '80).
Cerchiamo
di capire come si é arrivati a questa crisi.
Sappiamo
che l'Ottocento é il Secolo del Romanticismo, dei sentimenti, delle
emozioni, dei sogni, della fantasia, degli ideali, per i quali si
soffre e si muore (ideali patriottici).
Nella
seconda metà dell' Ottocento, c'é stata la rivoluzione industriale,
non c'é stato solo un cambiamento del lavoro, andare in fabbrica,
fare i turni di notte, chiamarsi operai, dipendere da imprenditori
borghesi.
Era
cambiato lo stile di vita, c'era maggiore ricchezza, c'era la
convinzione che ci sarebbe stato un progresso inarrestabile.
L'ottimismo
di quel periodo fu interpretato dalla corrente filosofica del
Positivismo. Secondo questo pensiero, l'avanzamento delle conoscenze
e delle capacità umane avrebbe generato fiducia nella ragione, nella
scienza, nella tecnica.
In
effetti migliorarono le condizioni di vita: luce elettrica, strade
asfaltate nelle grandi metropoli, costruzioni di ospedali, di scuole.
Con l'invenzione del motore a scoppio apparve l'automobile, la
motocicletta, furono aperti i grandi magazzini nei maggiori centri
urbani. La borghesia frequentava i teatri, il cinema, si usava il
grammofono per l'ascolto della musica, venne ideato il telefono da
Antonio Meucci (1876), il telegrafo da Guglielmo Marconi (1901).
Si
diffusero degli sport, il calcio, il ciclismo; la gente si concedeva
dei giorni di villeggiatura in località di mare, si muoveva da una
capitale all'altra viaggiando sul favoloso Orient Express.
I
centri simboli di questi anni trionfanti erano Parigi e Vienna,
sopratutto Parigi, che era allora la capitale della cultura,
dell'arte, degli spettacoli, delle scienze, dello sport, della moda,
dei consumi.
Era
il periodo della belle èpoque (1890-1915). Sembrava di vivere nel
mondo migliore possibile.
Eppure,
proprio a Parigi, nei locali sui viali della Senna, nei caffè, in
cui si incontravano pittori, letterati e intellettuali europei, per
uno scambio di idee e teorie e per godere dei benefici di questa
belle èpoque, si sviluppò un pensiero critico nei confronti della
borghesia, incapace di mantenere le promesse di libertà e
uguaglianza fatte.
Gli
operai acquisivano sempre più la consapevolezza di essere una classe
sociale con diritti che non venivano rispettati. Nacque proprio in
questo periodo il partito socialista, portavoce delle istanze della
classe operaia. La borghesia invece non riusciva più a mascherare,
sotto finti idealismi, le sue intenzioni, cioé la corsa al potere,
la corsa al profitto. Gli ideali di pace e di collaborazione
mostravano la loro inconsistenza di fronte alla diffusione dei
nazionalismi o degli imperialismi europei.
Si
arrivò alla rottura degli equilibri e alla divisione dell'Europa in
due blocchi (Triplice Intesa e Triplice Alleanza). La stessa fiducia
nella scienza cominciava a vacillare.
Gli
intellettuali cominciarono a rivolgere la loro attenzione all'uomo,
all'individuo, ridotto a un numero nella catena di montaggio
all'interno di una fabbrica, un uomo ridotto a un congegno
meccanico, costretto ad annullare il suo io interiore. Un alienato.
Tutta
questa inquietudine, questa insicurezza, questo smarrimento furono
avvertiti sopratutto dagli intellettuali, i quali cominciarono ad
assumere atteggiamenti trasgressivi, provocatori nei confronti della
borghesia. Alla fiducia nella scienza, che risolveva tutti i
problemi, alla razionalità essi contrapponevano l'irrazionalità,
esaltavano l'aspetto fantastico, istintivo e irrazionale dell'animo
umano.
Dicevano
che la realtà non é quella che osserviamo con i 5 sensi e
comprendiamo con la ragione. Al di là di essa c'é un'altra realtà,
che si può solo intuire, non spiegare, una realtà che si può
cogliere in modo soggettivo (un oggetto diventa importante, perché
ha un valore affettivo).
Un
grande poeta, Paul Verlaine, nella lirica "Languore",
diceva: sono l'Impero alla fine della decadenza, che guarda passare i
barbari bianchi (con riferimento alle condizioni dell'Impero romano,
il cui splendore crollò di fronte alle incursioni barbariche del 4-5
secolo).
Da
questo verso prende nome il movimento letterario del Decadentismo. Il
termine veniva usato in modo spregiativo dai borghesi, decadenti
erano i "poeti maledetti".
Così
venivano definiti Baudelaire, Verlaine, Rimbaub, Mallarmè.
Poeti
che rifiutavano i valori borghesi, quali il benessere, il denaro, il
successo. Decadente era invece, per questi poeti, il termine che
definiva il loro disagio esistenziale, la loro insofferenza, la loro
diversità, estraneità, superiorità rispetto alla società
borghese.
Questi
artisti rifiutavano l'impegno politico e sociale e celebravano l'arte
come valore assoluto.
Si
definivano esteti, dandy, perché amavano costruire la loro vita come
un'opera d'arte, sostituivano i valori sociali e morali con il culto
della bellezza e l'esaltazione del piacere. Vivevano in modo
anticonformista, spesso ai limiti dell'autolesionismo.
I
loro atteggiamenti erano liberi, spregiudicati, il loro abbigliamento
era sempre singolare, originale, erano sempre alla ricerca di oggetti
preziosi, eleganti. Erano certamente ammirati, ma spesso erano
sgraditi e antipatici alla borghesia benpensante.
Erano
dominati dal tedio, dalla noia, lo spleen. Dotati di una superiore
sensibilità percepivano il grigiore della vita moderna, e si
definivano veggenti, in quanto capaci di cogliere l'essenza della
realtà, oltre all'aspetto fenomenologico, attraverso il
deragliamento dei sensi, l'abbandono ai sensi, non escludendo l'uso
di sostanze allucinogene.
Oltre
a queste innovazioni, portate dagli intellettuali, si diffondevano
anche delle correnti di pensiero che sconvolgevano e mandavano in
crisi le certezze finora possedute.
Einstein
formulò nel 1905 la teoria della relatività: i concetti di spazio e
tempo non sono assoluti, ma sono fenomeni dipendenti dal punto di
vista dell'osservatore.
Il
filosofo Bergson aggiungeva che il tempo non é solo una successione
di momenti isolati, il tempo é una dimensione interiore, un flusso
continuo, simultaneo, in cui l'uomo vive il presente con la memoria
del passato e l'anticipazione del futuro.
Egli
inoltre introduce il concetto di intuizione (6° senso): l'intuizione
ci permette di cogliere l'essenza spirituale della realtà.
Un'altra
teoria rivoluzionaria fu quella elaborata dal filosofo Freud.
Egli
richiamava l'attenzione sull'esistenza dell'inconscio, una zona
d'ombra della psiche. La psicoanalisi. L'uomo si scopriva incapace
non solo di comprendere e dominare la realtà esterna, ma era
incapace anche di conoscere e padroneggiare se stesso. Non era più
certo della propria identità personale, perché governato da
pulsioni incomprensibili, provenienti da una dimensione inconscia,
l'Es, spesso in conflitto con le istanze della ragione e con le
regole fissate dal mondo esterno.
Ancora
un ultimo filosofo Nietzche, il quale diceva che tutti i valori
tradizionali sono menzogne, nulla é stabile, nulla é sicuro.
"Dio
é morto", intendendo che non c'erano più quelle verità certe,
quei valori morali dell'ipocrita società borghese.
Egli
proponeva la figura del super uomo, un individuo votato a esperienza
eccezionali, a una vita straordinaria, in grado di superare gli
ostacoli, compresi quelli morali, che reprimevano i desideri, le
aspirazioni individuali.
Tutte
teorie che diffondevano una visione relativistica del mondo,
generando disorientamento, svuotamento delle certezze acquisite,
perdita di identità.
Queste
teorie portarono i letterati a sviluppare nuove tematiche nelle
opere, a usare nuovi linguaggi.
Sorsero
infatti tante correnti, con nomi diversi, ma tutte nell'ambito del
Decadentismo, che diventa così il denominatore comune di tutti, il
contenitore della cultura per oltre un cinquantennio.
VIDEO: IL DECADENTISMO