LA "PREGHIERA ALLA MADONNA DELLA NEVE", SPECCHIO DI UN CUORE INNAMORATO DI MARIA
Madonna della Neve, patrona di Crispiano |
rato della Madonna e preoccupato di mettere in mano al popolo un testo da una parte saldamente ancorato alla tradizione della Chiesa e dall'altra capace di nutrire la preghiera in persone in larghissima parte sprovviste di un adeguato bagaglio
culturale. |
Cerchiamo di conoscere meglio questa preghiera che, sotto un testo apparentemente semplice e un linguaggio segnato dal tempo, cela invece diversi riferimenti sia alla Bibbia che alla tradizione teologica.
Salve, o Maria, Madre di Dio e madre nostra dolcissima.
L'incipit della preghiera rivela da subito il riferimento alla Salve, Regina della tra-
dizione gregoriana e imposta tutto il testo nella cornice della doppia maternità
di Maria, quella nei confronti di Dio (implicito qui il riferimento al titolo di Sancta
Maria ad nives e alla proclamazione dogmatica della maternità divina) e quella nei
confronti dei suoi figli, rinati nel Battesimo. L'inserzione del “dolcissima” tradisce
l'affetto filiale dell'autore, formato ai tradizionali “due amori del sacerdote”: la Ma-
donna e l’Eucarestia.
Tu sei più bella dell'aurora mattutina, eletta più del sole, bella più della luna.
Espressioni desunte dalla Bibbia e precisamente dal Cantico dei cantici (6,10) e poi
trasfuse in alcuni canti mariani che ebbero in seguito larga diffusione.
Più pura del giglio appena sbocciato, più candida della neve ancora intatta, più leggiadra della rosa primaticcia, più preziosa del rubino, più dolce del miele, più soave della vita.
Una serie incalzante di paragoni, anche questi presenti nei libri sapienziali della
Bibbia, mira a far comprendere al lettore l’altissima dignità della Vergine, favorita
da Dio come nessun'altra creatura, nella quale si può ritrovare, trasfigurata in Dio,
la bellezza della natura incontaminata, che però è ben poca cosa rispetto alla ma-
gnificenza di Maria.
Più elevata dei cieli, più casta degli angeli.
Il livello dei paragoni si innalza e passa da quello naturale a quello soprannaturale.
| cieli, sede del divino, devono riconoscere la grandezza di Maria e anche gli angeli,
ministri della gloria divina, devono inchinarsi alla purezza totale di questa creatura
preservata da ogni macchia di peccato.
Salve, o nobile santuario del Dio eterno, trono sublime della divinità.
Espressioni di uso comune in alcuni formulari liturgici e desunte da autori antichi
come Il defonso di Toledo (sec. VII) e Adamo di San Vittore (sec. XII), che fanno ancor di più salire di tono il discorso sulla Madonna, ora contemplata faccia a faccia con la divinità che l'ha tanto favorita.
Sii benedetta tra tutte le donne con la benedizione dei patriarchi e dei profeti, degli apostoli, dei martiri, dei confessori e delle vergini, di tutti gli angeli e santi e di tutte le anime elette di ogni generazione.
È come se lo sguardo su Maria si allargasse a tutta la storia della salvezza. Se Dio
l'ha scelta e favorita, ora sia quelli che l'hanno preceduta nella storia della salvezza, sia quelli che l'hanno storicamente conosciuta, sia quelli che nei secoli successivi (e noi con loro) l'hanno onorata, devono benedirla e continuare ad amarla. Chiunque può specchiarsi nella sua bellezza. Evidente qui l'assonanza con il Magnificat: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Sii benedetta con l’affettuosa benedizione di questo popolo di Crispiano che ti onora qual sua dolce protettrice, e sii benedetta col frutto dolcissimo del tuo immacolato seno, Gesù.
Ora a parlare è il cuore del pastore, che tanto si prodigò per far riconoscere alla
Madonna della Neve il titolo di patrona di Crispiano, che giunse sul finire della Se-
conda guerra mondiale dopo un intenso lavoro di intercessione presso il pontefice,
come già su queste pagine abbiamo raccontato.
Tutta bella, tutta santa, o Maria, tutta piena di misericordia.
Ancora espressioni desunte dalla letteratura sapienziale ed entrate da lungo tem-
po nelle attribuzioni alla Madonna. Oggi i teologi sono più cauti nell'utilizzo di tali
formule in senso mariologico, ma al pastore d’anime interessava maggiormente in-
fiammare il cuore dei fedeli, spingendoli a una intensa devozione alla Vergine, più
che fare un ragionamento teologico.
Proteggi sempre questo popolo e difendilo da ogni insidia e affanno. Di’ una parola per noi al tuo Figlio, perché ci sia propizio nella vita e nella morte. Così sia.
Siamo allo slancio finale della preghiera, una invocazione sentita alla Madonna
perché protegga il popolo che a lei si è votato. L'immagine della Mamma celeste
che parla al Figlio per invocarne la clemenza dice inoltre il profondo affetto filiale -
di questo sacerdote nei confronti della Madonna. Sotto il manto di Maria — sembra
dirci l'autore — noi siamo al sicuro, sia nella vita che nella morte. Sembrano qui ri-
echeggiare le parole conclusive dell'Ave, Maria: “Prega per noi, peccatori, adesso e
nell'ora della nostra morte”.
dizione gregoriana e imposta tutto il testo nella cornice della doppia maternità
di Maria, quella nei confronti di Dio (implicito qui il riferimento al titolo di Sancta
Maria ad nives e alla proclamazione dogmatica della maternità divina) e quella nei
confronti dei suoi figli, rinati nel Battesimo. L'inserzione del “dolcissima” tradisce
l'affetto filiale dell'autore, formato ai tradizionali “due amori del sacerdote”: la Ma-
donna e l’Eucarestia.
Tu sei più bella dell'aurora mattutina, eletta più del sole, bella più della luna.
Espressioni desunte dalla Bibbia e precisamente dal Cantico dei cantici (6,10) e poi
trasfuse in alcuni canti mariani che ebbero in seguito larga diffusione.
Più pura del giglio appena sbocciato, più candida della neve ancora intatta, più leggiadra della rosa primaticcia, più preziosa del rubino, più dolce del miele, più soave della vita.
Una serie incalzante di paragoni, anche questi presenti nei libri sapienziali della
Bibbia, mira a far comprendere al lettore l’altissima dignità della Vergine, favorita
da Dio come nessun'altra creatura, nella quale si può ritrovare, trasfigurata in Dio,
la bellezza della natura incontaminata, che però è ben poca cosa rispetto alla ma-
gnificenza di Maria.
Più elevata dei cieli, più casta degli angeli.
Il livello dei paragoni si innalza e passa da quello naturale a quello soprannaturale.
| cieli, sede del divino, devono riconoscere la grandezza di Maria e anche gli angeli,
ministri della gloria divina, devono inchinarsi alla purezza totale di questa creatura
preservata da ogni macchia di peccato.
Salve, o nobile santuario del Dio eterno, trono sublime della divinità.
Espressioni di uso comune in alcuni formulari liturgici e desunte da autori antichi
come Il defonso di Toledo (sec. VII) e Adamo di San Vittore (sec. XII), che fanno ancor di più salire di tono il discorso sulla Madonna, ora contemplata faccia a faccia con la divinità che l'ha tanto favorita.
Sii benedetta tra tutte le donne con la benedizione dei patriarchi e dei profeti, degli apostoli, dei martiri, dei confessori e delle vergini, di tutti gli angeli e santi e di tutte le anime elette di ogni generazione.
È come se lo sguardo su Maria si allargasse a tutta la storia della salvezza. Se Dio
l'ha scelta e favorita, ora sia quelli che l'hanno preceduta nella storia della salvezza, sia quelli che l'hanno storicamente conosciuta, sia quelli che nei secoli successivi (e noi con loro) l'hanno onorata, devono benedirla e continuare ad amarla. Chiunque può specchiarsi nella sua bellezza. Evidente qui l'assonanza con il Magnificat: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Sii benedetta con l’affettuosa benedizione di questo popolo di Crispiano che ti onora qual sua dolce protettrice, e sii benedetta col frutto dolcissimo del tuo immacolato seno, Gesù.
Ora a parlare è il cuore del pastore, che tanto si prodigò per far riconoscere alla
Madonna della Neve il titolo di patrona di Crispiano, che giunse sul finire della Se-
conda guerra mondiale dopo un intenso lavoro di intercessione presso il pontefice,
come già su queste pagine abbiamo raccontato.
Tutta bella, tutta santa, o Maria, tutta piena di misericordia.
Ancora espressioni desunte dalla letteratura sapienziale ed entrate da lungo tem-
po nelle attribuzioni alla Madonna. Oggi i teologi sono più cauti nell'utilizzo di tali
formule in senso mariologico, ma al pastore d’anime interessava maggiormente in-
fiammare il cuore dei fedeli, spingendoli a una intensa devozione alla Vergine, più
che fare un ragionamento teologico.
Proteggi sempre questo popolo e difendilo da ogni insidia e affanno. Di’ una parola per noi al tuo Figlio, perché ci sia propizio nella vita e nella morte. Così sia.
Siamo allo slancio finale della preghiera, una invocazione sentita alla Madonna
perché protegga il popolo che a lei si è votato. L'immagine della Mamma celeste
che parla al Figlio per invocarne la clemenza dice inoltre il profondo affetto filiale -
di questo sacerdote nei confronti della Madonna. Sotto il manto di Maria — sembra
dirci l'autore — noi siamo al sicuro, sia nella vita che nella morte. Sembrano qui ri-
echeggiare le parole conclusive dell'Ave, Maria: “Prega per noi, peccatori, adesso e
nell'ora della nostra morte”.
don Michele Colucci