Francesco Piccolo, designer
Il perno centrale della comunicazione pubblicitaria è il Prodotto, riconosciuto come bene fisico (oggetto tangibile), ma che dobbiamo comprendere come bene immateriale (servizio, app, idea, diritto, valori).
La comunicazione è compiuta dall’Azienda (non solo fabbrica), ma anche da persone, pubbliche amministrazioni, entità politiche e religiose. Il soggetto, con l’intenzione di comunicare, ha nel suo messaggio la finalità di “vendere e diffondere” un Prodotto o un Servizio.
Destinatari dei messaggi siamo tutti noi consumatori (target), bersagli da convincere, motivare e indurre all’acquisto.
Negli ultimi trent’anni il mercato è saturato da una miriade di Aziende concorrenti che con i loro Prodotti si propongono di conquistare l’attenzione del pubblico. La comunicazione pubblicitaria è parte fondamentale del business integrata al processo produttivo aziendale.
Il Marketing identifica nel concetto astratto di Marca i Prodotti o Servizi di uno o più venditori al fine di differenziarli da altri offerti dalla concorrenza. La creazione della Marca avviene attraverso la progettazione, la rappresentazione e la combinazione di questi elementi comunicativi: nome (logo), simbolo/disegno (marchio), slogan (claim), una musica, un’animazione, una confezione, un colore e una forma.
Il designer, l’artista, il consulente di marketing e il grafico sono i creatori dell’Identità dell’azienda e dell’Immagine di marca per i consumatori.
Già nel 1957 l’americano Vance Packard, nel suo libro “I persuasori occulti”, sostenne che i pubblicitari usavano le più sofisticate tecniche psicologiche per indurre il pubblico all’acquisto, facendo leva sulle dinamiche incontrollate.
È molto importante, ed anche molto complicato, riuscire a capire che cosa spinge gli uomini a compiere un’azione o una scelta, che cosa può indurre, dunque, un ipotetico consumatore ad acquistare o meno un prodotto e poi a preferire una marca piuttosto che un’altra.
Un riconoscimento percettivo che inizialmente dovrebbe essere razionale (scelta oggettiva per la funzione, per il prezzo...) ma che si trasforma in desiderio (decisione emotiva per simpatia, prestigio, lusso, potere...).
Nella società contemporanea questo tipo di comunicazione è diventato particolarmente complesso: da un lato c’è l’aspetto puramente commerciale di vendita, dall’altro la Pubblicità si muove in un sistema di valori di cui si serve, come idee, motivazioni, sogni, desideri, valori e credenze.
Una delle metodologie utilizzate, perchè molto efficace, è la Campagna Pubblicitaria che veicola messaggi di una stessa idea, ben coordinati tra loro, trasmessi in maniera continua nel tempo.
Prima di iniziare una Campagna, l’agenzia opera dei sondaggi per verificare la comprensione, l’interpretazione e le eventuali associazioni di idee che il messaggio pubblicitario riesce a evocare.
La Pubblicità, dunque, agisce su due piani differenti – il piano comunicativo del messaggio e il piano della situazione d’acquisto – entrambi finalizzati al raggiungimento di obiettivi aziendali concreti. Sul piano del messaggio, gli obiettivi sono: attirare l’attenzione; far comprendere le informazioni; suscitare adesione al contenuto; stimolare una risposta emozionale. Sul piano della situazione d’acquisto, gli obiettivi sono: creare notorietà al prodotto; generare un atteggiamento favorevole verso di esso; stimolare una propensione all’acquisto.
Esistono diversi tipi di pubblicità e differenti mezzi di comunicazione con i quali i consumatori vengono contattati: stampa, video/spot televisivi, cinema, radio, internet, app, social network.
La Pubblicità nel mondo contemporaneo è onnipresente, non solo come rappresentazione della realtà, ma come copia enfatizzata di essa. Modifica pian piano l’immaginario collettivo e stimola la ricerca di nuovi stili di vita, tendendo a uniformare le nostre diversità e individualità ad un unico modello di vita “costruito”.
Abbina ai vari Prodotti immagini e significati immateriali che attinge da un contesto culturale noto e condiviso da tutti o quasi.
Un esempio peculiare è l’uso volgare e spropositato che viene fatto del corpo della donna in pubblicità.
In passato il ruolo femminile in Pubblicità ha subito continue modifiche: da casalinga e mamma allegra e rassicurante fino agli anni ’60, a donna oggetto del desiderio maschile post liberazione sessuale degli anni ’70, a donna “apparentemente” protagonista, libera e dedita a se stessa dagli anni ’90 in poi. Donne con espressioni rassicuranti, se si tratta di prodotti per la casa, cibo o prodotti per bambini, ma anche donne ammiccanti, il cui corpo viene mostrato a “pezzi” e quindi rese oggetto del desiderio maschile.
Siamo passati dai tempi in cui la donna non lavorava ed era sottomessa al ruolo del marito, ai tempi in cui la donna è economicamente indipendente ed è libera nelle proprie scelte: sposarsi, costruire una famiglia, avere dei figli.
Nella Pubblicità attuale, la donna è mostrata finalmente libera... Ma siamo sicuri che sia davvero così?
A tal proposito è opportuno visitare il sito www.iap.it (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) che ha come finalità la tutela del cittadino contro la Pubblicità scorretta e immorale che offende le donne e la società tutta.
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